SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO - Comune di Canelli

Il territorio : La Città : Note storiche - Comune di Canelli

NOTE STORICHE - IL CASTELLO

panorama da corso Libertà

 

scorcio del castello Gancia

Canelli
(Cannetum, Canellae)

Ancora oggi, come in passato, il nucleo storico della città è diviso in due: <<Villanuova>> aggrappata alla collina e il <<borgo>> che si estende ai suoi piedi. Col tempo il <<borgo>> si è ampliato ed espanso lungo il torrente fino a diventare un moderno centro enologico.

La collina di <<Villanuova>> ha conservato intatta l'impronta urbanistica medievale; infatti è ancora leggibile, nell'assetto viario del rione, l'andamento ellittico della cortina muraria primitiva, mentre gli importanti edifici fortificati sono stati quasi completamente distrutti nel corso delle varie guerre. Sparsi, sono ancora visibili i resti delle possenti fortificazioni che avevano protetto questo importante luogo di confine.

stemma sabaudo seicentesco


<<Aveva già un forte castello posto sur un'eminenza per modo che da niun punto era dominato, e tutta esso dominava la terra, la quale da una parte era cinta di grosse mura, e dall 'altra le case le facevano riparo... >>

(G. Casalis, Dizionario geografico-storico...., Torino 1836)

stemma araldico di Ludovico Scarampi

 

 

stemma araldico degli Scarampi

 

 

stemma araldico dei Crivelli


modiglione del castello

Sulla cima della collina è situato ancora oggi il castello. Per accedere al complesso si sale lungo un percorso pedonale, che è lo stesso che permetteva l'accesso alle fortificazioni partendo dal <<borgo>>: arrampicandosi da piazza S. Tommaso, per ripide stradine selciate, si giunge sino alla piazza S. Leonardo, dove si affacciano le chiese barocche di S. Leonardo e di S. Rocco; dopo essere passati in luoghi che conservano intatto il fascino del passato e dai nomi curiosi: <<la Stèrnia>> la strada selciata che sale a Villanuova, <<Ij Piagg>> porta di accesso in cui si pagava il pedaggio, <<El fort>> luogo in cui sorgeva un posto di guardia fortificato, <<el Pissocc>> antica strada di accesso carrabile al recinto di Villanuova.

Dalla piazza S. Leonardo un ripido selciato porta direttamente ai piedi del castello, dove si trovava l'antico accesso; la zona è denominata <<Costa Belvedere>>, ed in effetti da questa prospettiva si ha un incantevole panorama.

Tra il X e l'XI secolo esisteva già un'estesa rete commerciale facente capo ad Asti, e comprovava la presenza di un sistema viario attraverso cui si svolgevano i traffici mercantili.

Proprio per la difesa di una di queste rotte commerciali sorse, presumibilmente agli inizi del XI secolo, un Castrum a Canelli col compito di difendere le strade che risalendo la Valle Belbo conducevano ai porti di Savona e Vado.

Il controllo totale di Canelli sarà raggiunto nel 1237 per far fronte alla <<Villanova Niciae>> da poco fondata dagli alessandrini.

Il grande Castrum, verso la fine del XIII secolo, subisce profonde trasformazioni: al Comune di Asti, che lo controlla tramite un castellano, interessano principalmente le sue strutture difensive; decadono presto gli edifici nobiliari che lo caratterizzavano nei tempi precedenti.

Verso il terzo decennio del XIV secolo il Castrum è ormai trasformato in <<Villaforte>> detta anche <<Villanuova>>, perché solo da pochi anni l'elemento popolare canellese aveva riempito gli spazi lasciati vuoti dalle famiglie nobiliari. Dell'antico complesso rimangono, all'epoca, le mura solide ed efficienti ancora nel XVII secolo ed il <<palacium veterum>> con torre, sede del castellano e delle guarnigioni. La <<Villanuova>> rappresenterà un polo di grande importanza per l'assetto urbanistico canellese, e sarà, fino al secolo scorso, il contraltare del <<borgo>> sviluppatosi ai piedi della collina. Le mura dell'antico Castrum, delle quali rimane qualche tratto, o quanto meno le ricostruzioni succedutesi nei secoli, si articolano su due porte: la porta di Mezzo, chiusa ed interrata alla fine del XVII secolo per costruire il sagrato della nuova chiesa di San Leonardo, e la porta dell'Anitra, sotto il Castello.

Gli Asinari, acquistato il feudo di Canelli nel 1335, non modificarono l'assetto del castello, ma i loro successori, gli Scarampi, sensibili al fascino della civiltà rinascimentale, apportarono importanti migliorie e <<ammodernamenti>> tra il XV e il XVI secolo, di cui rimangono eloquenti frammenti scultorei ed architettonici miracolosamente pervenuti sino a noi.

Il Castello, con le sue fortificazioni, verrà in gran parte smantellato nel 1617, ma alcune strutture devono essere rimaste inglobate nelle ricostruzioni successive.

il castello fine 800

Così il Ghilini narra il fatto: <<...la presa di questi luoghi diede occasione al Marchese di Mortara di abbandonare Canelli e ritirare la sua gente dalle Langhe... e poscia alli 20, giorno di San Bernardino, diede ordine che si facesse una mina al castello di esso luogo... spettacolo veramente degno di compassione, poiché quel castello per bellezza e fortezza potevasi pareggiare a qualsiavoglia altro, e aveva tutte le qualità ed eccellenze che possono fare egregio e segnalato un luogo: tra le altre delizie che lo rendevano meraviglioso era particolare il giardino, d'ogni sorta di frutti e di delizie copioso...>>

 

il castello prima dei restauri


restauro del castello nel 1928


il castello oggi



castello particolare della facciata

L'opera di ripristino iniziò subito e già prima del 1626 >>esso luogo in questi momenti di guerra si è fortificato, et si sono reparate le muraglie attorno>> .

Il castello, secondo il Vergano, venne riedificato a partire dal 1676 ad opera di uno degli ultimi Marchesi Scarampi Crivelli; anche se più che di una riedificazione si trattò di un <<restauro>>, con abbellimenti, operato sulle riparazioni eseguite dopo i danni del 1617.

Interessante è la descrizione del castello, eseguita all'atto della consegna ai Galleani, che, paragonata alle piante dei lavori di restauro operati dall'architetto Midana, negli anni 1929-30, pare confermare che il castello giunto sino a noi sia quello seicentesco. Questa è la descrizione: <<Castello consistente in una grotta al piano terreno, cucina con tre stanze al di sopra, mezzo rovinate dai soldati francesi; salone a sei stanze al piano nobile e altre sei stanze all'ultimo piano... >>

Il complesso nel 1929 venne acquistato dalla Famiglia Gancia e nel 1930 l'arch. Arturo Midana fu incaricato della sua ristrutturazione. Il progetto dell'architetto comportò l'aggiunta di due ali alla pianta quadrata originale, attribuendo al castello un rigore simmetrico ed allo stesso tempo un richiamo agli antichi torrioni. Nei due nuovi corpi trovano collocazione prevalentemente appartamenti e servizi, lasciando in questo modo pressoché intatti gli altri vani originari.

Gli intenti del Midana furono quelli di attribuire al castello lo stile della fine del '600, e fu così pure per gli interni, dove un'attenta ricerca per gli arredi dell'epoca dona ai locali una armoniosa varietà di ambienti; le decorazioni del pittore Olindo e numerosi stucchi policromi a soffitto sono anch'essi in stile seicentesco.

Importante fu la sistemazione esterna delle aree circostanti; la creazione del giardino all'italiana riporta infatti l'edificio agli splendori seicenteschi, come il Ghilini riferisce nei suoi scritti; la portineria, ricavata dal terreno scosceso verso strada, è armoniosamente collegata ad una piccola cappella esistente. Al lato opposto un vecchio fabbricato fu adattato dal Midana ad uso autorimessa.

Il risultato ottenuto è di un rigoroso rispetto per quello che poteva essere il castello prima che le truppe spagnole lo smantellassero.

 

 

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